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Casi di Legionella: nuovo allarme a Ladispoli

  • 12 Febbraio 2020

I casi di legionella aumentano, nuovo allarme a Ladispoli dove si sono registrati tre casi in due mesi, con due decessi.

La ASL – in una nota della Dott.ssa Ursino rassicura che – “la Legionella non si trasmette da persona a persona. Il batterio vive generalmente in ambienti acquosi, serbatoi, impianti di riscaldamento dell’acqua, torri di raffreddamento dei sistemi di condizionamento e si trasmette per via area.                                          

La malattia è più frequente con l’aumentare dell’età, nei pazienti fumatori o con patologie croniche”

In particolare, risultano più a rischio di contrarre l’infezione i soggetti anziani, i fumatori e i pazienti immunodepressi o affetti da patologie croniche o degenerative; in questi casi, il tasso di mortalità può essere sensibilmente più alto.

La diagnosi può essere accertata esclusivamente tramite un test di laboratorio specifico che attesti la presenza del batterio in coltura oppure attraverso l’analisi dell’antigene nelle urine. In caso di diagnosi certa, è opportuna una terapia a base di antibiotici specifici, la cui prescrizione spetta ai medici curanti.

Come si manifesta?

La legionella si manifesta in due forme: quella più leggera, nota come febbre di Pontiac (dal nome della località statunitense, nello stato del Michigan, dove fu registrata la prima epidemia di questa forma febbrile, che si risolve spontaneamente in pochi giorni), e quella più grave, che è invece molto più subdola in quanto ha sintomi in parte simili a quelli delle più comuni patologie respiratorie. Vediamo in cosa si differenziano:

 
Periodo di incubazione
Sintomi
Febbre di Pontiac Si manifesta generalmente entro le prime 48 ore dall’esposizione Sintomi simil-influenzali, come nausea, febbre, tosse, cefalea.
Legionellosi 5-6 giorni È caratterizzata, come la polmonite, principalmente da febbre, cefalea, tosse, diarrea e dolori muscolari, ma può coinvolgere anche il sistema nervoso e i reni.

Secondo quanto reso noto dall’Istituto superiore di sanità, i dati relativi ai casi diagnosticati e notificati al Registro nazionale della legionellosi nel 2016 indicano in Italia un’incidenza pari a 28,2 casi per milione di abitanti.

Come prevenirla?

Le istituzioni nazionali ed europee hanno predisposto linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi, mirate soprattutto a proteggere “obiettivi sensibili” come ospedali, case di cura, alberghi, ristoranti e altre strutture ricettive.

Scopo di queste linee guida è ridurre le probabilità di una contaminazione da legionella negli impianti idrici e nei sistemi di condizionamento di queste strutture. Gli interventi previsti in tal senso sono da considerarsi sia di bonifica sia di manutenzione periodica degli impianti stessi.

Gli interventi di manutenzione periodica sono particolarmente importanti per le strutture ricettive con caratteristiche di stagionalità. È fondamentale soprattutto per queste attività procedere alla pulizia e alla sanificazione di docce, rubinetti e serbatoi: si tratta di interventi efficaci sia in ottica sia di prevenzione sia in caso di bonifica da effettuarsi con una contaminazione confermata in atto, per limitarne e circoscriverne il più possibile la diffusione, garantendo la sicurezza delle persone potenzialmente coinvolte.

Va da sé che questo tipo di interventi non può prescindere da un’accurata attività di analisi dei rischi che prenda in considerazione le specificità della struttura coinvolta.

L’attività di bonifica può essere svolta utilizzando trattamenti chimici (per esempio l’iperclorazione) o mediante metodi meccanici come lo shock termico, che consiste nel portare l’acqua dell’impianto colpito a una temperatura di 70-80 °C per provocare la morte immediata del batterio.

Va ricordato però che ogni metodo presenta dei limiti: l’introduzione di agenti chimici prevede un lavaggio accurato dell’impianto, lo shock termico uccide il batterio ma non colpisce il biofilm, aggregato di zuccheri e proteine prodotti dai batteri stessi, in cui possono continuare a proliferare “indisturbati”. Per questo motivo ogni opzione va accuratamente valutata dalle autorità sanitarie competenti.

Quanto stabilito dalle linee guida istituzionali vale in parte anche per ambienti più ristretti e personali come gli studi professionali e gli appartamenti privati. In questi casi è da ritenersi indispensabile un intervento periodico di pulizia e disinfezione di condizionatori, rubinetti, diffusori delle docce, guarnizioni usurate ed eventuali serbatoi. Particolare attenzione è dedicata, in questo senso, agli studi odontoiatrici, nei quali è comune il ricorso a strumenti che generano aerosol, a cui va aggiunta la tendenza del batterio a sviluppare il cosiddetto biofilm e aderire alle superfici: il rischio di esposizione è quindi alto sia per i pazienti sia per gli operatori e le misure di sorveglianza sono in questo caso particolarmente stringenti.

A livello industriale e nelle strutture pubbliche, la prevenzione è materia strettamente regolamentata e sono previsti interventi periodici di manutenzione e monitoraggio, nonché specifici trattamenti di disinfezione in caso di contaminazione confermata.

Nelle nostre case, invece, i punti più sensibili sono principalmente i condizionatori e i rubinetti: per i primi, è bene intervenire regolarmente tramite un’accurata pulizia dei filtri. Per rubinetti e diffusori delle docce si deve invece aver cura di decalcificare periodicamente i terminali dei miscelatori, sostituendo guarnizioni e parti usurate. Se l’impianto idrico resta inattivo per un lungo periodo, magari per una vacanza o un soggiorno prolungato altrove, è inoltre buona norma lasciar defluire a lungo l’acqua da tutti i rubinetti.

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