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Cosa dice la nuova Direttiva Europea sull’acqua potabile?

  • 4 Maggio 2021

La nuova Direttiva Europea sull’acqua potabile è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nel dicembre 2020, e dovrà essere recepita da tutti gli stati membri entro il 12 gennaio 2023, ad eccezione di alcuni parametri che richiederanno tempi di adeguamento più lunghi.

Ma di cosa trattano, esattamente, le nuove disposizioni? Vediamo di fare insieme il punto della situazione in modo pratico e facilmente comprensibile.

Essenzialmente, la Direttiva Europea sull’acqua potabile si focalizza sulla qualità delle acque destinate al consumo umano attraverso un quadro orientato all’armonizzazione dei requisiti che permettono di valutare l’idoneità dei materiali che entrano in contatto con l’acqua potabile. In questo senso, saranno specifici atti di esecuzione a disciplinare i requisiti igienici minimi specifici per tali materiali: ciò significa che, entro poco meno di due anni, le sostanze, i materiali, le procedure di prova e selezione per i composti e le materie prime saranno inclusi nelle cosiddette “liste positive europee”, e che tutti gli Stati membri dovranno apportare le modifiche necessarie a raggiungere questa conformità.

La nuova Direttiva Europea sull’acqua potabile è particolarmente importante perché rappresenta la prima legislazione europea ad essere adottata grazie all’iniziativa dei Cittadini Europei, ossia dello strumento di democrazia partecipativa dell’UE, ossia l’ICE “Right2Water”.

Lanciata nel 2012, l’ICE in questione aveva l’obiettivo di rendere l’acqua potabile e relativa ai servizi igienico-sanitari “un diritto umano universale, un bene comune” e non “una merce”. Di fatto, alla legislazione dell’UE è stata fatta richiesta di imporre, a tutti i governi nazionali, la garanzia di fornire ai cittadini acqua potabile pulita a sufficienti servizi igienico-sanitari. L’iniziativa è stata un grande successo, e ha raccolto oltre un milione e seicentomila firme. Di riflesso, la Commissione Europea ha elaborato il testo della Direttiva Europea sull’acqua potabile nel 2018, e le disposizioni sono state infine approvate lo scorso mese di dicembre dal Parlamento UE.

Nuova Direttiva Europea sull’acqua potabile: cosa contiene in breve

La nuova Direttiva Europea sull’acqua potabile si propone di offrire diversi strumenti e regole per incentivare un sempre minore consumo di acqua in bottiglia a favore invece dell’acqua potabile del rubinetto. Si ritiene che se tale approccio dovesse avere successo, le famiglie europee arriverebbero a risparmiare più di seicento milioni di euro l’anno e, contestualmente, a impattare molto positivamente sull’ambiente grazie all’abbattimento della produzione di rifiuti in plastica.

Vale infatti la pena ricordare che proprio le classiche bottiglie di plastica utilizzate per l’acqua potabile rappresentano uno degli articoli monouso più inquinanti in assoluto.

Contestualmente, sarà necessario incrementare la fiducia dei cittadini europei nella buona qualità dell’acqua del rubinetto attraverso una serie di azioni mirate alla trasparenza, quali ad esempio:

  • Esposizione più chiara dei dati in bolletta, ad esempio con i dati sul prezzo dell’acqua destinata al consumo umano, sul volume consumato, sulle tendenze di consumo e sul consumo medio.
  • Libero accesso, da parte dei cittadini, a informazioni su risultati dei programmi di controllo e monitoraggio dell’acqua potabile; sui procedimenti di trattamento e disinfezione applicati; sulla valutazione e gestione del rischio del sistema di fornitura; su indicatori quali il contenuto di ferro, durezza, minerali e via discorrendo.
  • Accesso su richiesta del cittadino ai dati storici relativi ai risultati dei monitoraggi dell’acqua potabile.

L’importanza degli standard qualitativi nella nuova Direttiva Europea sull’acqua potabile

Anche per quanto riguarda gli standard qualitativi, la nuova Direttiva Europea sull’acqua potabile si propone una serie di modifiche finalizzate a rendere più severi i limiti per i contaminanti, aggiornando la soglia per alcune sostanze già notoriamente nocive come il piombo. L’obiettivo è quello di rendere l’acqua del rubinetto ancora più sicura, non soltanto monitorando sostanze nocive ben conosciute ma anche includendo nuove sostanze inquinanti.

Per quanto concerne i parametri microbiologici, le nuove disposizioni interessano in particolare le colonie a 22° e 37° delle Pseudomonas, che non compaiono più nulla nuova direttiva. Tra i parametri chimici che hanno invece subito le maggiori revisioni (in termini di modifica dei parametri e di introduzione di nuove sostanze), figurano invece:

  • Bisfenolo A, impiegato tipicamente nelle resine che compongono il rivestimento dei serbatoi per lo stoccaggio di acqua potabile e considerato un interferente endocrino.
  • Clorato e clorito, entrambi sottoprodotti della disinfezione chimica delle acque tramite cloro e relativi composti; possono generare effetti ematologici e disturbi a carico della tiroide.
  • Acidi aloacetici, sottoprodotti del processo di disinfezione delle acque potabili e considerati potenziali cancerogeni.
  • Micro cistine-LR, prodotte dalle alghe comunemente presenti nelle acque superficiali. Possono provocare disturbi gastrointestinali.
  • PFAS, sostanze industriali ampiamente utilizzate per la produzione di numerosi prodotti e considerati interferenti endocrini.
  • Uranio, elemento radioattivo e altamente tossico. Provoca disturbi renali ed è considerato un potenziale cancerogeno.

Vale la pena dedicare un ulteriore inciso al clorato, il cui limite di 0,25 mg/l viene elevato a 0,70 laddove ipoclorito o biossido fossero i prodotti utilizzati nella disinfezione dell’acqua. Si tratta di un dato molto importante, poiché sottolinea la centralità della disinfezione e la sua prevalenza su considerazioni di altro tipo: essenzialmente, il rischio generato dai sottoprodotti resta comunque di molto inferiore rispetto a quello batteriologico.

Per quanto riguarda i parametri per la valutazione del rischio nel tratto domestico, le modifiche più interessanti sono relative a legionella e piombo poiché, in precedenza, non erano previsti. Per la legionella il limite è fissato a < 1000 CFU/I, mentre per il piombo a 10 µg/l.

Inoltre, entro l’inizio del prossimo anno si attende da parte della Commissione Europea un ulteriore elenco di sostanze o composti che potrebbero destare preoccupazioni, e che includerà prodotti farmaceutici, microplastiche e sostanze che alterano il sistema endocrino. In questo modo, la nuova Direttiva Europea si propone di rimanere aggiornata e fornire ai cittadini informazioni puntuali in merito a sostanze finora non considerate.

Il parametro della durezza

Nella sezione C dell’allegato 1, relativa ai parametri indicatori che non dovranno più essere controllati, si nota come quello della durezza non soltanto sia stato definitivamente eliminato, ma non risulti neppure più tra i parametri consigliati.

Si chiude così una querelle storica iniziata negli anni Sessanta, quando venne diffusa l’erronea ipotesi che esistesse un legame tra bassa durezza dell’acqua e incidenza di patologie cardiovascolari.

Studi e ricerche successive hanno, di fatto, smontato la possibilità di questo rapporto e questa è la ragione per cui il limite della durezza non compare più tra i parametri da controllare già a partire dalla Direttiva del 1998.

Le disposizioni attuali non solo cancellano totalmente la voce, ma ne sanciscono addirittura l’irrilevanza. Di fatto, il parametro della durezza rimane citato esclusivamente in un contesto più generale e relativo al trattamento delle acque: più nello specifico, trattamenti come demineralizzazione, addolcimento, osmosi inversa e via discorrendo potrebbero vedere necessaria l’aggiunta, all’acqua potabile, di sali di magnesio o calcio così da migliorarne il gusto al palato e ridurne il potenziale aggressivo.

L’approccio al monitoraggio dell’acqua basato sul rischio

Infine, vale la pena spendere qualche parola su un’ulteriore novità presente nella Direttiva Europea sull’acqua potabile, e che fa riferimento a un nuovo approccio al monitoraggio dell’acqua basato sull’individuazione dei rischi e sulla gestione di tutta la catena di approvvigionamento dell’acqua potabile (dal bacino idrografico fino al rubinetto).

Tale valutazione di rischio si struttura su tre livelli:

  1. Valutazione dei bacini idrografici per i punti di estrazione di acque destinate al consumo umano.
  2. Valutazione e gestione del rischio di ogni sistema di fornitura che include estrazione, trattamento, stoccaggio e distribuzione di acque potabili fino al punto di erogazione.
  3. Valutazione del rischio dei sistemi di distribuzione domestici.

La prima attuazione di tali procedure è prevista entro il mese di luglio 2027, in modo che tutti gli Stati europei abbiano il tempo per assimilare le novità previste dalle nuove regolamentazioni.

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